La chiusura della miniera |
La lenta ma progressiva smobilitazione della miniera, fino alla chiusura definitiva nel 1959, portò con sé anche la smobilitazione del movimento femminile. Molte famiglie furono costrette per mancanza di lavoro ad emigrare e il movimento femminile perse di vigore non solo perché numericamente inferiore, ma soprattutto perché venne a mancare il presupposto che ne era stato alla base: il sentire comune che aveva per anni coinvolto e unito saldamente un’intera comunità. Lo scoppio di grisou del 4 maggio 1954 costrinse l’intero villaggio a ridefinire il proprio volto e la propria identità politica e sociale, ne uscirono appannati i riferimenti culturali e i valori che prima erano stati comuni e avevano stretto insieme donne e uomini.
La sfaldatura del movimento femminile coincise con un indebolimento dell’azione dell’UDI provinciale, le cui dirigenti sembrano non essersi rese conto della lacerazione che si stava consumando nel villaggio minerario, ferita che renderà l’associazione “Le Amiche dei Minatori” non più rappresentativa di tutte le donne del villaggio. Non c'è più la miniera, on ci sono più i minatori, non ci sono più bisogni comuni da soddisfare e apparentemente neanche motivi per cui lottare insieme.
Nel 1961, due anni dopo la chiusura della miniera di Ribolla, il comitato provinciale dell’UDI decise di indire in febbraio a Massa Marittima un convegno di donne della zona mineraria per riorganizzare i circoli “Amiche delle Miniere”. La riorganizzazione del movimento femminile era finalizzata ancora una volta a sostenere le lotte degli uomini.
Il documento di preparazione per il convegno sembra prendere atto della battuta d’arresto del movimento femminile nelle zone minerarie del territorio provinciale ma non del mutamento sociale e culturale che era avvenuto se non in tutto il bacino minerario, almeno a Ribolla. Fra le relatrici del convegno, Finisia Fratiglioni si schierò per la riapertura della miniera, a fianco del gruppo di minatori di Ribolla uniti in cooperativa per chiedere al Ministero la concessione per lo sfruttamento del giacimento litignifero. Ne usciranno sconfitti, le donne e i minatori; il clima nel villaggio minerario era cambiato e mancava la condivisione del progetto da parte degli abitanti e della politica. Questo segnò la fine di una stagione e si dovette prendere atto che all'economia mineraria avrebbero dovuto sostituirsi altri motori di sviluppo. Si comprenderà poi quanto la deindustrializzazione delle zone minerarie inciderà su tutta l'economia grossetana.
In un cerchio che sembra chiudersi nell’arco di 10 anni – dal primo convegno del 1951 a quello del 1961 – ma che in realtà si chiude nel 1954, il movimento femminile di Ribolla fu svuotato del proprio significato e della propria energia. Nato intorno alla miniera, intorno ad essa si spense.
La sfaldatura del movimento femminile coincise con un indebolimento dell’azione dell’UDI provinciale, le cui dirigenti sembrano non essersi rese conto della lacerazione che si stava consumando nel villaggio minerario, ferita che renderà l’associazione “Le Amiche dei Minatori” non più rappresentativa di tutte le donne del villaggio. Non c'è più la miniera, on ci sono più i minatori, non ci sono più bisogni comuni da soddisfare e apparentemente neanche motivi per cui lottare insieme.
Nel 1961, due anni dopo la chiusura della miniera di Ribolla, il comitato provinciale dell’UDI decise di indire in febbraio a Massa Marittima un convegno di donne della zona mineraria per riorganizzare i circoli “Amiche delle Miniere”. La riorganizzazione del movimento femminile era finalizzata ancora una volta a sostenere le lotte degli uomini.
Il documento di preparazione per il convegno sembra prendere atto della battuta d’arresto del movimento femminile nelle zone minerarie del territorio provinciale ma non del mutamento sociale e culturale che era avvenuto se non in tutto il bacino minerario, almeno a Ribolla. Fra le relatrici del convegno, Finisia Fratiglioni si schierò per la riapertura della miniera, a fianco del gruppo di minatori di Ribolla uniti in cooperativa per chiedere al Ministero la concessione per lo sfruttamento del giacimento litignifero. Ne usciranno sconfitti, le donne e i minatori; il clima nel villaggio minerario era cambiato e mancava la condivisione del progetto da parte degli abitanti e della politica. Questo segnò la fine di una stagione e si dovette prendere atto che all'economia mineraria avrebbero dovuto sostituirsi altri motori di sviluppo. Si comprenderà poi quanto la deindustrializzazione delle zone minerarie inciderà su tutta l'economia grossetana.
In un cerchio che sembra chiudersi nell’arco di 10 anni – dal primo convegno del 1951 a quello del 1961 – ma che in realtà si chiude nel 1954, il movimento femminile di Ribolla fu svuotato del proprio significato e della propria energia. Nato intorno alla miniera, intorno ad essa si spense.
[…] LE ASSOCIAZIONI AMICHE DELLA MINIERA
Per quanto riguarda L’Associazione Amiche della Miniera essa rimane nei centri dove già è stata costituita e invece del Circolo UDI ci sarà il Circolo Associazione Amiche della Miniera che avrà gli stessi compiti del Circolo UDI. Pertanto, tali circoli si avranno a :
BAGNO DI GAVORRANO, FILARE, RAVI, BIVIO DI R.CALDANA, NICCIOLETA, PRATA, TATTI, PESTA, ACCESA, RIBOLLA, ROCCATEDERIGHI, SASSOFORTINO, MONTEMASSI, MONTIERI, BOCCHEGGIANO, GERFALCO, TRAVALE, BACCINELLO
Poiché non tutti i Circoli saranno in grado di farsi un programma sociale, proponiamo che intanto i seguenti circoli, ai quali daremo il nome di Circoli modello, facciano uno sforzo per avere un programma di attività e cioè l’anno sociale:
FOLLONICA- MASSA MAR.MA- MONTEROTONDO- MONTENERO– GROSSETO– S.LORENZO– VOLTINA– POGGIO CAVALLO E PIU’ TUTTI QUELLI DELLA ASSOCIAZIONE AMICHE DELLA MINIERA
Pertanto, le nostre amiche responsabili di tali località raccolgano la nostra sfida e si pongano al lavoro per fare del loro Circolo “UN CIRCOLO MODELLO”. […]
Per quanto riguarda L’Associazione Amiche della Miniera essa rimane nei centri dove già è stata costituita e invece del Circolo UDI ci sarà il Circolo Associazione Amiche della Miniera che avrà gli stessi compiti del Circolo UDI. Pertanto, tali circoli si avranno a :
BAGNO DI GAVORRANO, FILARE, RAVI, BIVIO DI R.CALDANA, NICCIOLETA, PRATA, TATTI, PESTA, ACCESA, RIBOLLA, ROCCATEDERIGHI, SASSOFORTINO, MONTEMASSI, MONTIERI, BOCCHEGGIANO, GERFALCO, TRAVALE, BACCINELLO
Poiché non tutti i Circoli saranno in grado di farsi un programma sociale, proponiamo che intanto i seguenti circoli, ai quali daremo il nome di Circoli modello, facciano uno sforzo per avere un programma di attività e cioè l’anno sociale:
FOLLONICA- MASSA MAR.MA- MONTEROTONDO- MONTENERO– GROSSETO– S.LORENZO– VOLTINA– POGGIO CAVALLO E PIU’ TUTTI QUELLI DELLA ASSOCIAZIONE AMICHE DELLA MINIERA
Pertanto, le nostre amiche responsabili di tali località raccolgano la nostra sfida e si pongano al lavoro per fare del loro Circolo “UN CIRCOLO MODELLO”. […]
Estratto dal bollettino a cura del comitato provinciale dell’UDI di Grosseto, contenente le istruzioni e le direttive per il tesseramento, 1954 [Emeroteca della Biblioteca Comunale di Follonica]
«…abbiamo lottato, abbiamo aderito a tutti gli scioperi fatti dai minatori,
nonostante ciò siamo arrivati alla chiusura della miniera di Ribolla,
qualcosa si è ottenuto per i minatori, ma noi donne cosa abbiamo avuto?»
(dall'introduzione ai lavori del convegno delle donne della zona mineraria, Massa Marittima, febbraio 1961, in: Archivio del Centro Donna Grosseto, Serie UDI)
nonostante ciò siamo arrivati alla chiusura della miniera di Ribolla,
qualcosa si è ottenuto per i minatori, ma noi donne cosa abbiamo avuto?»
(dall'introduzione ai lavori del convegno delle donne della zona mineraria, Massa Marittima, febbraio 1961, in: Archivio del Centro Donna Grosseto, Serie UDI)
Documento in preparazione del convegno delle donne della zona mineraria, Massa Marittima, febbraio 1961 [Archivio del Centro Donna Grosseto, Serie UDI]
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Dopo la disgrazia del 1954 le cose cambiarono. Ogni giorno che passava c’era qualcosa che faceva capire che tutto stava per finire. Ora Ribolla muore, ora muore, ora muore si pensava e si diceva tra di noi. Ma invece no.
Ribolla non è morta… [testimonianza di Angela Iannuzzi in: M. Cipriani, La miniera a memoria, 2004] |
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